Tecnicamente, il ciclo di voga è basato su quattro tempi:
1. entrata in acqua: le gambe sono piegate mentre le braccia sono ben distese, con il corpo leggermente proteso in avanti. La barca tocca il punto di maggiore instabilità. I remi entrano in acqua quando le gambe toccano la massima compressione. Questo favorisce la spinta iniziale della barca sfruttando proprio la contrazione muscolare.
2. passata:
a questo punto, le gambe si possono distendere, mentre il resto del corpo mantiene la posizione. Qui avviene la spinta di gambe e dunque l’accelerazione della palata. Si riporta il busto alla posizione naturale (retroposizionamento) e poi si chiudono le braccia.
3. finale:
si abbassano i pugni per far uscire le pale dall’acqua, mantenendo il tronco all’indietro.
4. ripresa: ci si prepara di nuovo per la palata successiva per evitare che si verifichi un calo di velocità.
Tutti questi movimenti, che qui abbiamo solo accennato, ma che sono in realtà molto più complessi, portano il vogatore a muoversi in maniera intermittente in avanti e all’indietro. Ogni singolo passaggio deve comunque avvenire
in maniera fluida e delicata, evitando scatti bruschi e discontinuità.
Questo avviene considerando il ciclo intero come una combinazione di forze positive e forze negative.
Le forze positive si producono quando il remo entra in acqua e corrispondono quindi alla fase di velocità e movimento.
Le forze negative invece nascono durante la fase di ripresa e possono quindi rallentare la barca.
Affinché l’intero ciclo di voga avvenga senza intoppi, è bene quindi contrastare le forze negative.
Questo si ottiene con una fase di ripresa omogenea e un’entrata rapida della pala in acqua, pronta per il ciclo successivo.