Disastrosa quanto la guerra, l’alluvione di Firenze è un evento ormai tragicamente noto in ogni particolare. All’alba del 4 novembre 1966, gran parte della città si svegliò sommersa dai quattro ai sei metri d’acqua. L’Arno e i suoi affluenti, gonfiati da oltre una settimana di pioggia ininterrotta, durante la notte valicarono gli argini, invasero paesi e campagne a monte di Firenze e in tutto il Valdarno Superiore.
Un’onda di piena stava per abbattersi sulla città, raggiungendola a sessanta chilometri l’ora.
Posta com’è sotto il livello stradale, la sede della “Canottieri Firenze” rimase totalmente sommersa per oltre 24 ore e gonfia d’acqua nei giorni successivi. Quando fu possibile rientrarvi, si scoprì ciò che si temeva: erano rimaste intatte solo le muraglie perimetrali. La ripresa fu immediata.
Ciascuno dei 350 Soci di allora, si impegnò come poté: moltissimi impugnando pale e picconi per rimuovere quintali di fango che l’acqua del fiume aveva depositato ovunque: pesante come il dolore. Da questi semplici gesti, cominciò la rinascita della “Canottieri Firenze”, e con le poche imbarcazioni della flotta sociale non frantumate dalla furia del diluvio, chissà come scampate a esso, trascorsi due mesi da quel tragico giorno fu possibile ripetere la tradizionale “uscita di Capodanno”: su e giù davanti alla sede del sodalizio remiero, come ogni primo gennaio, ininterrottamente dal 1911.